Soverato, movida e troppi decibel: via ai controlli a sorpresa

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Incontro Comune Decibel
Il sindaco Ernesto Alecci durante l’incontro di ieri in Comune con i residenti esasperati.

“Purtroppo, spesso devo andarmene a Serra San Bruno dove ho un appoggio. Ma non è giusto che io debba lasciare casa mia da un anno a questa parte perché non si può vivere dove abito io”. Lo sfogo di Giuseppina De Stefano, farmacista dirigente presso l’Asl locale, evoca plasticamente il malessere covato da tempo da un gruppo di cittadini di Soverato, residenti nelle zone più esposte all’impatto acustico della movida notturna. Una trentina di loro mercoledì pomeriggio hapotuto per la prima volta confrontarsi con un sindaco, nel corso di un incontro chiesto dall’esponente di punta della sinistra cittadina, Giuseppe “Bepi” Grande. Il sindaco Ernesto Alecci, seduto assieme all’assessore all’ambiente Rosalia Pezzaniti, il comandante della stazione carabinieri di Soverato Giuseppe di Cello hanno ascoltato le roventi critiche dei residenti riguardo al chiasso notturno di diversi pub, lidi e locali. Al confronto non sono mancati l’assessore ai lavori pubblici e all’urbanistica Daniele Vacca, il consigliere con delega al turismo e spettacolo Emanuele Amoruso, il presidente del consiglio comunale Francesco Matozzo, i consiglieri comunali Christian Castanò e Daniela Prunestì oltre all’avvocato Sergio Callipari, l’unico esercente presente in sala consiliare.

Il problema annoso e delicato è stato affrontato con piglio deciso dai residenti nelle zone a pochi metri dal lungomare come via Chiarello e via Poliporto, zeppe di pub e discopub, o anche ben distanti dal centro come la Panoramica, anch’essa investita dalle onde sonore secondo alcuni abitanti. C’è chi lamenta “un continuo stordimento fino alle cinque-sei del mattino, che fa ammalare la gente”, c’è chi ricorda “come sia impegnativo per un cittadino prendersi la briga di parlare con il maresciallo, chiamare i vigili, interpellare il proprio avvocato”. C’è chi osserva che “bisogna essere rispettosi di tutti, sia dei locali di svago che delle persone che hanno il diritto di riposare”. In molti hanno aggiunto che marciapiedi e strade sono spesso pieni di bottiglie rotte e pezzi di vetro fino al mattino, quando poi si procede alla raccolta dei rifiuti.  In gioco, però, c’è una fetta sostanziosa dell’indotto generato dal turismo, colonna portante dell’economia cittadina. E spetta al primo cittadino il delicato compito di salvare capre e cavoli, garantendo il “benessere acustico dei cittadini” pur non sacrificando il cospicuo apporto economico fornito dai locali notturni.

Alecci ha ricordato di aver “siglato” la scorsa settimana – insieme al consigliere Amoruso – un “patto tra gentiluomini” con i proprietari ed i gestori di locali, per a ottenere il loro impegno a ridurre le emissioni sonore e a trovare soluzioni tecniche per attutirle. Evidentemente quel patto non è stato sufficientemente preso in considerazione dai gestori, visto che i cittadini lamentano un livello di decibel immutato. Alecci ha quindi illustrato le prossime mosse: “Sabato mi incontrerò con l’Arpacal per stabilire visite in città a sorpresa, durante le quali saranno misurati i decibel dei locali”. Rintuzzato da diversi cittadini che chiedevano l’approvazione di un’ordinanza di chiusura diretta dei locali in caso di superamento delle soglia prevista (attualmente fissata a 50 decibel per la fascia oraria compresa tra le due e le cinque del mattino), Alecci ha precisato che “la normativa non permette al sindaco di ordinare la chiusura di un locale per disturbo alla quiete pubblica, perché nel momento in cui il gestore impugna l’atto, il Comune ci rimette dato che il sindaco deve dimostrare che le emissioni sonore non rispettano i limiti stabiliti”.  L’unico ente che può certificare il superamento delle soglie massime è l’Arpacal, che secondo il comandante Di Cello “non risponde nei tempi”. “Se l’Arpacal effettua i controlli ad agosto dopo che la richiesta è stata fatta a giugno è un problema. Quest’anno l’Arpacal di Cosenza ci ha risposto a settembre: i vigili urbani hanno fatto i verbali ai gestori del Mamas, del Bounty e del Faro, che però hanno tutti vinto il ricorso al giudice di pace”. Il meccanismo dei controlli, insomma, è un po’ farraginoso e spesso non riesce a dare risultati concreti.

Nel dibattito è intervenuto Callipari, sottolineando che gli operatori turistici e i gestori di locali avrebbero dovuto essere presenti: “Il problema non è l’amplificazione, ma la propagazione del suono. Noi quest’anno abbiamo deciso di utilizzare un impianto che tenesse in considerazione le lamentele della cittadini, come hanno fatto molti gestori”. Il promotore dell’iniziativa, Bepi Grande, ha sostenuto che il problema va fronteggiato nell’immediato e nel medio-lungo termine. “Serve una regolamentazione che stabilisca criteri per poter fare questa attività. E in particolare bisogna stabilire l’impiego obbligatorio dei pannelli fonoassorbenti”, ha affermato Grande. Amministrazione e cittadini si sono quindi aggiornati ai prossimi giorni, dopo che il sindaco avrà incontrato l’Arpacal e potrà comunicare le soluzioni intraprese.

Francesco Caponio

1 COMMENT

  1. Ciao a tutti,
    volevo riportare un estratto (dal sito http://www.inquinamentoacustico.it/domande_frequenti.htm#birreria con musica da discoteca) che sembra coincidere con il caso in questione:

    “Di fronte alla nostra struttura c’è un pub che durante la stagione primaverile/estiva è diventata un incubo: ogni venerdì, sabato e domenica dal tardo pomeriggio il bar inizia a mettere musiche da discoteca con casse all’esterno, dirette proprio verso la nostra struttura, a tutto volume. Ci chiedevamo se, avendo un’attività ricettiva e subendo danno economico, per caso abbiamo qualche strumento in più per poter agire in maniera veloce ed efficace?”

    Mi sembra sempre incredibile, ogni volta che sento storie come le Vostre, che il Comune non abbia fatto nulla per evitare situazioni del genere. Se cambia la gestione di un locale, solitamente deve venire richiesta al nuovo proprietario la verifica previsionale di impatto acustico, ovvero che un tecnico competente si prenda carico della verifica, teorica o sperimentale eseguita secondo la Legge 447/95 ed i decreti attuativi Regionali (non conosco bene quello Toscano, ma non credo sia dissimile da quelli delle Lombardia e dell’Emilia), dei livelli sonori presso i ricettori vicini, che devono rispettare i valori riportati nel DPCM 14/11/97. Attenzione, i livelli differenziali ai ricettori NON sono quelli assoluti di area, che molti “tecnici competenti” non hanno ancora capito che non sono applicabili nel caso il Comune non abbia zonizzazione acustica, mentre i primi è fatto obbligo (sancito da una lettera interpretativa del Ministero) di verifica in ogni caso. Detto questo, è chiaro che se il Comune non ha chiesto nulla, ha delle colpe macroscopiche, e se ha invece ricevuto una relazione, questa è falsa o fatta con i piedi. Vada in Comune, faccia un esposto denunciando dettagliatamente i problemi, chiedendo URGENTEMENTE un rilievo di verifica da parte dell’ARPA locale. Se l’ARPA trova un supero, allora il Comune dovrà o sospendere la licenza per musica all’aperto (o addirittura l’uso della piazza) o emettere una ordinanza sindacale per obbligare il locale ad evitare le emissioni. La seconda strada percorribile è quella di chiamare un tecnico competente, fare una misura, passarla ad un legale e minacciare (o fare direttamente) causa civile. Dato che siete contemporaneamente residenti e proprietari di una azienda turistica, potere chiedere un ex art 700 /(danni alla salute) oppure (ma dovrete sentire il Legale) fare causa per danni. In ogni caso, quello da “martellare” è il Comune, che non ha rispettato minimamente gli obblighi di legge.

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