“Palestina abbandonata da tutti”: il racconto di Michele Giorgio a Soverato.

0
174

Il giornalista del Manifesto Michele Giorgio in un illuminante incontro organizzato dal Coordinamento provinciale Catanzaro a sostegno del popolo palestinese.

Nei giorni dell’abbandono, con l’esercito israeliano che avanza su Gaza, l’attenzione dei sostenitori del popolo palestinese è massima sia a livello nazionale, con l’Usb che ha annunciato uno sciopero generale il prossimo 22 settembre, che a livello locale. Qui si è distinto per le sue iniziative il Comitato provinciale Catanzaro a sostegno del popolo palestinese. Tra le numerose manifestazioni, che si sono svolte negli ultimi mesi anche a Soverato, acquista oggi un significato ancora più amaro la riflessione di Michele Giorgio, corrispondente del quotidiano Il Manifesto a Gerusalemme da molti anni, che nella cittadina jonica lo scoso 20 agosto è stato invitato dal Comitato a tenere un incontro dal titolo “Gaza, questione palestinese e strategie israeliane“.

Dialogando con Carlo Petitto, avvocato e attivista, tra le voci più impegnate del Coordinamento, Giorgio si è dapprima soffermato sul numero monstre di giornalisti palestinesi uccisi, ben 230, per poi descrivere le condizioni estreme in cui vivono le  centinaia di migliaia di civili che stanno lasciando Gaza city, spesso in campi di tende sulle spiagge. “Fame e sete sono usate come armi di guerra”, ha affermato Giorgio, ricordando anche i 1500 palestinesi uccisi mentre aspettavano in fila davanti ai centri di distribuzione alimentare della Ghf, fondazione umanitaria americana cui Israele ha delegato gli aiuti a Gaza, tra stragi e scarsità di cibo che secondo Giorgio evidenziano “un disegno ideologico”.

Disegno del resto replicato in Cisgiordania, dove gli attacchi dei coloni secondo Giorgio “rispondono a una strategia precisa: cancellare piccole comunità eliminando la presenza dei palestinesi: il fine è l’annessione a Israele”. Sostanzialmente in linea, del resto, con gli accordi di Oslo del ’93-’94, che “non dovevano portare realmente allo stato palestinese ma a un sostanziale controllo israeliano, con un piccolo territorio amministrato dalla Palestina a macchia di leopardo, nelle zone più densamente abitate “, è la conclusione di Giorgio.

Sollecitato da tantissime domande da parte del pubblico presente, Giorgio ha anche approfondito i motivi per i quali i diritti dei palestinesi non sono riconosciuti, nonostante le leggi internazionali. “I paesi occidentali non si decidono a intervenire con decisioni e sanzioni, mentre il 79% degli israeliani non crede alle immagini dello sterminio che arrivano da Gaza; i leader arabi, poi, non sono molto interessati alla causa palestinese: stavano firmando gli ‘Accordi di Abramo’ con Israele insieme all’Arabia Saudita, prima dell’attacco del 7 ottobre, per ragioni economiche e strategico-militari”, ha ricordato Giorgio.

Tra gli intervenuti, dal pubblico, anche il professor Farsakh Shukri, palestinese, che ha sottolineato “il ruolo di complicità dell’Europa con Israele nonostante i massacri”. Un tema ripreso da Giorgio secondo il quale è proprio l’Europa, ancor più degli Stati Uniti, che ha “un’intima relazione culturale con Israele”, per ragioni storiche e di filosofia del diritto, mentre gli Usa hanno un interesse militare-strategico. Una relazione tale da aver reso inerme finora l’Unione europea, con la maggior parte dei politici, basta guardare all’Italia, “incapaci di pronunciare parole chiare su Gaza”, ha riflettuto Giorgio. Dopo l’offensiva israeliana di queste ore, qualcosa sta forse (lentamente) cambiando, rispetto al quadro descritto dal giornalista, che è uno dei più lucidi e puntuali testimoni della questione palestinese e degli equilibri in Medio Oriente?

Parole chiare, intanto, vengono pronunciate per la prima volta dall’Onu: proprio ieri il documento della commissione indipendente d’inchiesta delle Nazioni Uniti, Analisi legale della condotta di Israele a Gaza ai sensi della Convenzione sul genocidio, sostiene che dal 7 ottobre 2023 al 31 luglio 2025 “le autorità israeliane intendevano uccidere il maggior numero possibile di palestinesi”, anche attraverso “la distruzione della loro capacità riproduttiva”. La conclusione del report è, in sostanza, l’ammissione che nella striscia di Gaza sia in corso “un genocidio”. Nel frattempo qualcosa si muove anche a Bruxelles: la Ue ha annunciato, sempre ieri, un pacchetto di sanzioni economiche nei confronti di Israele. Sanzioni che però devono ancora passare il vaglio del Consiglio. A Gaza, intanto, si continua a fuggire e morire in mondovisione.

Teresa Pittelli

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.