“Catanzaropoli”, chiesto il processo per 25 indagati. Tra loro Tallini e Lomonaco.

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Chiesto il rinvio a giudizio per ben 25 dei 26 indagati nella cosiddetta inchiesta “Catanzaropoli”, denominata “Palazzo degli Ignobili” dagli inquirenti, che ha coinvolto amministratori, consiglieri e dipendenti del Comune di Catanzaro. Il sostituto procuratore Graziella Viscomi, come riferisce Alessia Truzzolillo sul Corriere della Calabria, ha richiesto il processo per Massimo Lomonaco; Stefania Lo Giudice; Roberto Politi; Giuseppe Cardamone; Rosaria Paola Barbuto; Carolina Ritrovato; Salvatore Sangiuliano; Maurizio Rafele; Francesco Leone; Rita Cavallaro; Francesco Eugenio Giovanni Lorenzo; Anna Scutieri; Patrizia Verdeoliva; Salvatore Tarantino; Giuseppe Antonio Salerno; Domenico Tallini; Carlo Nisticò; Raffaele Luigi Riso; Salvatore Megna; Luciano Paparazzo; Pietro Folino; Gianmarco Plastino; Salvatore Mauro; Giuseppe Curcio; Emilia Laureana. Stralciata solo una posizione, quella di Giovanni Merante. Restano in piedi tutte le altre posizioni da Domenico Tallini a Stefania Le Giudice. Pesanti anche le accuse formulate nei confronti di Francesco Leone, consigliere di maggioranza, intercettato mentre si lamentava al telefono dell’allora vicesindaco Sinibaldo Esposito per una questione di scelta della ditta dalla quale affittare i gazebo per una festa di piazza.

L’inchiesta “Catanzaropoli” aveva gettato nella bufera mediatica la giunta del sindaco Sergio Abramo alla fine della scorsa estate, quando erano state rese note una serie di intercettazioni che scoperchiavano un intreccio di favori illeciti e ipotesi di peculato e abuso di ufficio per assessori del tempo, consiglieri, forze di polizia municipale e cittadini. Oltre alla questione “gazebo”, alla ribalta erano finite anche varie presunte irregolarità come la mancata elevazione di sanzioni pecuniarie a un ristorante, contestata a quanto risulta a Tallini in concorso con Nisticò e con il tenente Tarantino, e l’utilizzo eccessivamente disinvolto della sim assegnata dal Comune, contestata agli ex assessori Lomonaco e Lo Giudice.

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