Il Reportage/ Una giornata sulla ferrovia jonica. Storie di piccole migrazioni quotidiane (fotogallery)

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Bene Comune

Il 26 settembre a Soverato il sole sorge alle 06.45 e alle 06.20 sono in stazione a Soverato ad aspettare il piccolo treno a gasolio che mi porta a Reggio Calabria. Arriva con un minuto di ritardo e salgo a bordo di quella che ancora tutti noi chiamiamo littorina. Siamo in tre e ci restiamo fino a Monasterace. E’ un treno multietnico. Un treno dove chi sale saluta i presenti. Lavoratori indiani e pakistani, europei dell’est, nord e centro africani. Le donne indiane hanno abiti coloratissimi e sanno di patchouli. Sono belle e tutte hanno bambini piccoli, nati in Italia. Poco più avanti altri indiani accanto a calabresi, tutti e tutte accumunati da una destinazione unica. Il bigliettaio arriva in giacca e cravatta, alcuni hanno il biglietto comprato in agenzia viaggio, altri il biglietto fatto online e altri lo pagano direttamente in treno. Un senegalese con l’Ipod ascolta musica e dice al controllore che scenderà a Roccella Jonica, paga con spiccioli tirati su da un sacchetto di cuoio. Salgono anche donne con grandi buste di carta tipiche di chi porta il cambio vestiario a chi sta in ospedale. Da Monasterace a Roccella il treno va veloce ma il ragazzo senegalese non scende. Il controllore come prenderà “l’autoriduzione” fino ad Ardore, dove deve arrivare ma senza avere i soldi necessari?

LA LITTORINA. La littorina corre lungo il tratto di mare più bello della jonica. Affianca la spiaggia vuota in questo sabato di libeccio. Le spiagge delle tartarughe e delle agavi e dei migranti, le spiagge della Calafrica. Le donne salite con le buste di carta si lamentano del fatto che ci sono pochi treni e quasi rassegnate raccontano che oggi a Reggio ci sono quelli che raccolgono le firme per la Ferrovia Jonica. Hanno visto il manifesto in stazione. Alcune scritte sui muri che stringono la ferrovia all’entrata di Locri raccontano di un amore dal nome non consueto per le nostre terre: Irina ti amo e Ti penso e cambia il mondo. Mi colpiscono i cartelli delle stazioni, non sono come quelli che trovo sulla Ss 106. Non sono traforati da colpi di pistola, sono ancora integri. Loro, il treno non lo prendono. Il treno non è frequentato da chi ha preso le nostre coste, le nostre spiagge e le nostre terre. Loro vanno veloci, in macchine grosse e nere. Hanno preso tutto senza il nostro libero consenso, ma non prendono il treno.

I CALABRESI “MIGRANTI SANITARI”. Il treno lo prende gente che lavora e che ogni giorno migra lentamente verso e poi torna. A Brancaleone sale una giovane coppia con grandi valigie. Appena seduti lui chiama la mamma e la rassicura “Siamo saliti ora sul treno arriveremo a Milano questa sera sul tardi, prendiamo il taxi, non ti preoccupare. Francesca dice se le hai prenotato l’esame, si,  quello da fare in ospedale lunedì mattina”. Ecco un’altra tipica migrazione quotidiana, quella sanitaria. Vanno a Milano e ci impiegheranno 15 ore. Ancora qualche chiacchiera e poi Marco tira fuori un piccolo libro. E’ Dostoevskij, Il giocatore. Ma chi è gioca con la tratta ferroviaria Reggio Calabria – Taranto? Da una parte Trenitalia e la Regione Calabria che tentenna e dall’altra i comitati che in tre Regioni della jonica, 472 chilometri di ferro a scartamento di 1435 mm, si battono per un mantenimento della linea e propongono alternative al presunto piano dei trasporti regionale. L’azienda non la ritiene forse conveniente e la Regione Calabria sembra assecondare più il trasporto su gomma che dire la sua con progetti reali e realizzabili. La Reggio Calabria – Taranto collega un territorio con una popolazione di un milione di abitanti, ma viene considerata da RFI e Regione Calabria come una linea complementare “con minori livelli di densità di traffico, che costituiscono la maglia di collegamento in ambito regionale e connettono tra loro le direttrici principali”.

STAZIONI “SILVER” E STAZIONI “GOLD”. Viene riconosciuta da RFI e Regione Calabria alla linea ferrata jonica la funzione di collegamento della parte orientale calabrese con le direttrici principali e vengono catalogate ben 15 stazioni con l’inquadramento Silver ovvero impianti medio – piccoli fra cui quelli con una frequentazione media per servizi metropolitani – regionali e di lunga percorrenza “inferiore” a quella delle gold. Considerato ciò e andando di corsa nella mia stazione Silver mi ritrovo invece in una stazione Brown fuori lista e fuori mercato perché abbandonata a se stessa, senza personale a volte utilizzate come dormitorio in assenza di strutture per bisognosi, migranti o altro. Il preliminare Piano Regionale dei Trasporti, continua affermando che la linea jonica  risulta non elettrificata e ad unico binario fatta eccezione per pochi chilometri e che la potenzialità della linea risulta ridotta rispetto a quella normalmente disponibile con il doppio binario. E qui si fa la scoperta dell’acqua calda! Mentre da una parta si afferma che la Calabria gode di un livello complessivo di dotazione infrastrutturale superiore rispetto a quello medio nazionale e del Mezzogiorno, dall’altra enumera le criticità del sistema come l’assenza di una connessione diretta tra la direttrice ionica Reggio Calabria – Catanzaro Lido e la direttrice trasversale Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale, con conseguente necessità di sosta tecnica a Catanzaro Lido per cambio banco e perdita di attrattiva del servizio per effetto del perditempo connesso.

LA BATTAGLIA DEI CITTADINI. Dal preliminare soluzioni non se ne riscontrano e a un anno e mezzo di distanza dalla presentazione del Piano Regionale dei Trasporti nulla è dato sapere. Sul fronte dell’ utenza, le associazioni e i comitati  da anni lavorano per la rivalutazione della linea ferrata jonica per evitare l’estinzione della linea ferrata. Ciufer propone una petizione con 10 punti su Change. Org: Ferrovia jonica. Salviamola e rilanciamola http://www.ciufer.it/ . L’Associazione Ferrovie in Calabria  propone una rimodulazione del servizio, con creazione di punti di interscambio gomma ferro nelle principali stazioni ferroviarie grazie anche una integrazione tariffaria e di bigliettazione.  http://www.ferrovieincalabria.it  Associazioni, queste, che si sono prese la responsabilità di veicolare un messaggio forte e incontrovertibile:  la dismissione della ferrovia jonica è regresso, un’incapacità di gestire un patrimonio del territorio per favorire un trasporto solo su gomma, in mano per lo più a società private.  Per la cronaca, i treni sulla jonica arrivano e ripartono in orario.

Oreste Montebello

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