Soverato: presentazione del libro Brigantaggio politico nelle Due Sicilie

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Venerdì 17 giugno alle 18.00 nella libreria Non ci resta che leggere di Soverato si terrà la presentazione del libro Brigantaggio politico nelle Due Sicilie di Giuseppe Ippolito Armino. Il libro parla sulle condizioni socio-economiche del regno di Napoli e la storia dei movimenti reazionari contro l’unità italiana. Come reagì la monarchia napoletana all’occupazione garibaldina e piemontese? Chi furono gli uomini che guidarono la reazione? Perché fallirono le imprese dei lealisti? A spiegarci questo e tanto altro Ausilia Siciliano dell’Istituto Ugo Arcuri, l’editore Franco Arcidiaco. Dialogherà con l’autore lo storico Rocco Lentini.

Le vicende che nel Mezzogiorno hanno accompagnato l’unità nazionale sono state frettolosamente accantonate dalla storiografia risorgimentale, ma la fine rapidissima di quello che era il regno più antico d’Italia non può essere definitivamente ed esclusivamente spiegata col successo dell’impresa garibaldina.

Un’originale analisi comparata delle economie e delle condizioni sociali dei principali stati pre-unitari, pur non contraddicendo la tesi principale della maggiore arretratezza delle Due Sicilie, rivela più d’una sorpresa e può aiutarci a capire perché, a distanza di oltre un secolo e mezzo, le due Italie continuino a mostrare di essere ancora separate da reciproca incomprensione.

I dati sulla condizione materiale degli italiani indicano l’origine di una difficile integrazione nazionale, scossa fin da subito dal dissidio di forze contrastanti all’interno della stessa società meridionale. Abbandonata Napoli, infatti, re Francesco e la sua corte in esilio non rinunciarono a ricorrere ad ogni mezzo per recuperare alla dinastia borbonica il regno delle Due Sicilie. Dopo il Volturno e la breve campagna d’Abruzzo, fallita l’opzione militare, gli sforzi della reazione si concentrarono nel tentativo di sollevare le popolazioni ritenute in gran parte lealiste.

La prima occasione, anche simbolica, venne il 21 ottobre del 1860 col plebiscito voluto da Cavour per annettere al Piemonte le nuove provincie meridionali. La scoperta di documenti, in gran parte inediti, permette ora di ricostruire, con ricchezza di particolari utili alla comprensione della realtà sociale dell’epoca, quanto fosse articolata quella trama e perché si svolgesse quasi per intero nella periferia dell’ex Regno, la Calabria.

Emergono figure, oggi pressoché sconosciute, come quella del ministro borbonico Luigi Ajossa, che ebbe un ruolo di primo piano nella storia ultima delle Due Sicilie, o dell’erudito e reazionario cavalier Francescantonio Carbone, che tentò invano di infiammare la provincia più fedele al sovrano napoletano col concorso delle milizie, ancora non arrese, della piazzaforte di Messina. Sconfitti i moti insurrezionali, la monarchia borbonica e i suoi alleati ritennero di poter ovviare alle insufficienze che sul piano militare avevano mostrato le tentate rivolte affidando l’incarico di sollevare nuovamente le popolazioni al generale carlista José Borges.

L’impresa del generale spagnolo è nota ma la scoperta di nuova ed inedita documentazione consente di riscrivere la storia di quella spedizione ed avviare un’analisi critica del cosiddetto diario di Borges. Esaurito con esito negativo anche quest’ultimo tentativo, si chiuderà definitivamente la pagina del cosiddetto “brigantaggio politico” e si aprirà quella nuova della rivolta contadina che produrrà la lunga e sanguinosa stagione del brigantaggio senz’aggettivi.

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