Tragedia ferroviaria in Puglia: colpa del blocco telefonico? La mappa della “sicurezza variabile” tra pendolari.

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*Sono quelle notizie che purtroppo fanno raggelare il sangue. Accade a tutti, ma ancor di più a chi quotidianamente si batte per promuovere il trasporto su rotaia, portando a conoscenza dell’opinione pubblica quali siano i vantaggi in termini ambientali e di sicurezza del viaggiare in treno. Purtroppo a volte i fatti ci ricordano che la realtà (in alcuni casi) è un po’ diversa. Ieri mattina ne abbiamo avuto dimostrazione, quando attorno alle 11.30 due convogli della società Ferrotranviaria, che viaggiavano in direzioni opposte sulla frequentatissima linea sociale Bari – Barletta, si sono scontrati a circa 100 km/h tra le stazioni di Corato e Andria. Si trattava di due recenti elettotreni, un ELT.200 di costruzione Alstom ed un ETR342 di costruzione Stadler. Le prime due vetture dei convogli sono andate praticamente distrutte, e il bilancio provvisorio è di addirittura 27 vittime.

Ancora è ovviamente presto per parlare di cause precise, ma quello che sicuramente si può dedurre, è che ci sono alte probabilità che l’incidente sia stato causato da un errore umano, visto che quel tratto di linea è esercitato con regime di blocco telefonico. Un sistema in realtà in via di sostituzione anche sulla rete Ferrotranviaria, che in questi mesi è in corso di ammodernamento attraverso il raddoppio del binario è l’implementazione dell’SCMT, il fondamentale Sistema Controllo Marcia Treno che ha reso praticamente impossibile il verificarsi di simili incidenti. Tale sistema, infatti, va a “compensare” eventuali errori umani come ad esempio il superamento di un segnale a via impedita o il superamento della velocità massima consentita sul tratto di linea, portando il convoglio a un arresto quasi immediato. Un sistema diventato da anni la norma su quasi tutta la rete nazionale RFI (dove non c’è l’SCMT c’è il più semplificato ma ugualmente funzionale SSC – Sistema Supporto Condotta, mentre sulle linee ad Alta Velocità esiste l’ERTMS ), ma che purtroppo è ancora quasi totalmente assente sulle linee ferroviarie cosiddette “ex-concesse”, non di competenza nazionale: è il caso della Ferrotranviaria, così come parte della rete delle ex Ferrovie Nord Milano, la ex Ferrovia Adria-Mestre e anche le “nostre” Ferrovie della Calabria.

Noi di Associazione Ferrovie in Calabria non è la prima volta che poniamo l’accento su questa “disparità” di trattamento tra la rete nazionale e quelle “regionali”. Una disparità che porta a discriminare anche l’utenza pendolare, che nel caso della rete nazionale si trova a viaggiare in condizioni di sicurezza totale, mentre nel caso delle reti regionali, gestite da società ferroviarie regionali e/o private, viaggia in condizioni di sicurezza notevolmente inferiori. Qualcuno è in grado di spiegarci il perché? La vita e la salute di pendolari e ferrovieri che viaggiano e lavorano sulle ferrovie ex-concesse ha meno valore di quella di chi viaggia su rete nazionale? In questo caso non parliamo addirittura della “solita” disparità tra Nord e Sud, ma addirittura di disparità tra pendolari che viaggiano su treni regionali in ogni angolo d’Italia! E’ mai possibile una simile situazione che si protrae ormai da un decennio? Cosa si aspetta a intervenire? Del resto è inimmaginabile che una regione, autonomamente, abbia la capacità di adeguare intere linee ferroviarie con sistemi di sicurezza di certo non poco costosi (ricordiamo che vanno installati sottosistemi di terra su binari e segnali, e di bordo su ogni convoglio!). E al massimo, se le ha, ci vogliono molti anni per portare a compimento un provvedimento che dovrebbe essere il più immediato possibile. Un intervento forte a livello statale, quindi, dovrebbe essere a nostro parere prioritario.

Per il momento, dispiaciutissimi di non poter fare molto di più, ci stringiamo idealmente ai familiari delle vittime e ai nostri amici-vicini pugliesi, indubbiamente scioccati per l’accaduto, a maggior ragione perché è una popolazione che da sempre considera il treno come un mezzo di trasporto prioritario nella vita di tutti i giorni, per studio, lavoro o vacanza…il tutto augurandoci che la società Ferrotranviaria riesca a rialzarsi al più presto da questo tragico momento, confermandosi il punto di riferimento di centinaia di migliaia di pendolari pugliesi che del resto è sempre stato. Non dimentichiamo inoltre questo dato, che di certo non vuole sminuire la gravità di quanto accaduto, ma che dovrebbe far comunque riflettere: in Italia, ogni anno, quasi 4000 persone muoiono per incidenti stradali. In pratica una cittadina, ogni anno, scompare sulle strade. Quasi 11 persone al giorno. Una cifra che dovrebbe far paura, ma che invece non fa notizia come quando, con estrema rarità nonostante tutto, avvengono incidenti ferroviari o aerei.

*Roberto Galati, presidente Associazione Ferrovie in Calabria

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