Caso Catia Viscomi, in coma dopo cesareo: deputato M5s annuncia interrogazione.

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catia viscomi

“Gentile deputato Colletti, mi chiamo Paolo Lagonia e sono il marito di Caterina Viscomi (che tutti chiamiamo Katia), 40 anni, oncologa in servizio al Policlinico di Catanzaro. Il 7 maggio 2014, all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, mia moglie nel dare alla luce il nostro primogenito, Aldo, è entrata in coma e da allora non si è più ripresa”. Questo l’incipit della lettera scritta nei giorni scorsi da Paolo Lagonia al deputato Andrea Colletti, portavoce del Movimento 5 stelle, per spiegare il caso della giovane mamma soveratese in coma da 20 mesi, chiedendo al parlamentare di contribuire a fare piena luce, attraverso un atto di sindacato ispettivo (interpellanza, interrogazione o altro) su questa “allucinante vicenda”.

E il deputato del Movimento 5 Stelle, che è anche avvocato esperto di responsabilità medica, a quanto si apprende ha già annunciato a Lagonia il deposito a breve di un’interrogazione parlamentare al ministero della salute per comprendere come sia stato possibile arrivare in ambito sanitario al determinarsi di questi fatti (riconosciuti come colpa medica grave già dalla consulenza tecnica del pm) e quali conseguenze disciplinari si vogliano delineare per i vari livelli direttivi eventualmente responsabili. Un annuncio che da una speranza alla famiglia di Katia, che sta combattendo per darle giustizia anche nelle aule del tribunale, mentre il ministero della salute ha già chiesto chiarimenti alla Regione Calabria.

“Lo dobbiamo a Katia, mamma di uno splendido bambino, sogno della sua vita, che non ha mai conosciuto, ma anche medico stimato dalle centinaia di pazienti che a lei si sono affidati colmi di speranza nell’affrontare l’improba sfida contro il cancro”, spiega Lagonia nella sua lettera. Che nella lettera a Colletti ha ricostruito la vicenda giudiziaria, a partire dalla ctu dei professori Albarello e Pietropaoli secondo la quale l’anestesista (deceduta alcuni mesi dopo i fatti, ndr) è stata “ritenuta responsabile di un grave errore sanitario, avendo assunto durante il parto cesareo un comportamento contrassegnato da imperizia e negligenza”. “Esistono prove documentali che attestano come la stessa da anni presentasse un quadro clinico contrassegnato da comportamenti ritenuti inidonei e instabili, ad esempio ispirati a un misticismo esasperato, tanto che Fabrizio Gennari, primario dell’ospedale pediatrico “Bambin Gesù” di Roma che aveva stipulato un rapporto di collaborazione con il Pugliese-Ciaccio ne aveva chiesto la rimozione dall’incarico. Agli atti è emerso che nel 2012 era stato aperto un procedimento disciplinare nei confronti della Mazzei, procedimento che per motivi non chiariti è stato archiviato”, ricorda Lagonia.

La lettera fa anche riferimento alla recente ordinanza del tribunale di Catanzaro che rigetta la richiesta di archiviazione e sulla base dell’istanza e della memoria integrativa presentate daIl’avvocato della famiglia Lagonia-Viscomi, Giuseppe Incardona del foro di Palermo, dispone la prosecuzione delle indagini. “Per accertare la responsabilità medico-chirurgica in équipe, dal momento che soggetti potenzialmente indagabili per comportamenti anche omissivi avrebbero rilasciato dichiarazioni su circostanze non riscontrate nelle cartelle cliniche, a loro discarico e a esclusivo sfavore dell’anestesista deceduta. E per approfondire il comportamento tenuto dai vertici dell’azienda sanitaria e dal primario della Rianimazione, o di chi per lui chiamato a sospendere la Mazzei”, riassume Lagonia. “Questi, per sommi capi, i fatti di una vicenda della quale si sono recentemente occupati mezzi di informazione regionale, nonchè il GR1 e il TG1, e che ci ha lasciato nella disperazione”, conclude l’appello il marito di Katia Viscomi. Appello raccolto ora dal deputato 5Stelle, e dunque a breve atteso nell’aula del parlamento per chiedere una risposta anche ai vertici politici della sanità nazionale.

Teresa Pittelli

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