“Essere famiglia” oggi è ancora possibile? La commovente lectio di Iaquinta all’istituto Fma

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Da sinistra, Iaquinta, Lifrieri e De Siena

Essere famiglia nella società di oggi è possibile?

Essere famiglia nella società di oggi, con le sue incessanti richieste di consumo e omologazione, è ancora possibile nel suo pieno significato? Sì se si tiene presente che la famiglia è costruita sui sentimenti e sui valori, altrimenti è solo un’accozzaglia di persone. Spiazzante e diretta, questa la risposta in sintesi di Tiziana Iaquinta, scrittrice e pedagogista, ricercatrice Umg, a un interrogativo che ha fatto da filo conduttore alla conferenza Educare a essere famiglia organizzata venerdì sera dall’Unione exallieve Fma all’Istituto Maria Ausiliatrice di Soverato (Cz). Dopo i saluti di Ermelinda Lifrieri, presidente dell’Unione ex allieve, e suor Ausilia De Siena, direttrice dell’istituto, Iaquinta ha condotto con piglio vivace, autentico e originale la sua riflessione sulla pedagogia familiare. “L’alto livello di aspettative sui figli che abbiamo oggi, tra prestazioni scolastiche, sportive, artistiche e sociali imposte da un modello al quale finiamo per adeguarci, uccide la genitorialità. Ma i bambini hanno talenti diversi, così come i genitori hanno alcune qualità e non altre. La ricetta dovrebbe quindi essere più semplice: fare il ministrone con gli ingredienti che abbiamo!”, è la riflessione della studiosa, che durante il suo intervento ha richiamato spesso l’enciclica Amoris laetitia di papa Bergoglio.

Come “fare famiglia” a mia figlia che ha perso il padre?

“Come ho fatto a mantenere una famiglia a mia figlia che ha perso il padre?Facendoglielo immaginare! Se l’amore resta nonostante la distanza fisica, allora ecco che il valore e il sentimento hanno significato una famiglia forte e unita anche per mia figlia”, ha spiegato Iaquinta a una folla attentissima. La scrittrice ha già commosso il pubblico soveratese lo scorso anno con la rappresentazione Ciao Caterina tratta dal suo omonimo romanzo, che narra la vicenda di vita comune e poi di perdita tra una bimba e suo padre, basata sulla sua esperienza personale. Famiglia come nucleo di sentimenti, valori costruiti nel tempo per durare, per reggere all’urto degli anni che necessariamente fanno evolvere il progetto di coppia iniziale, per trasformarsi in qualcos’altro ma restare unita. “Diverso è per le famiglie-Lego di oggi, che quando qualcosa non va vengono smontate e sostituite da un’altra”, ha proseguito Iaquinta, ricordando che “fare famiglia è un percorso che va profondamente vissuto, e non affrontato con la superficialità di raggiungere una tappa richiesta dalla tradizione a un certo punto della vita”. La famiglia così pensata non può che celebrare la gioia. “E’ bello avere la famiglia intorno nella felicità. Nella malattia e nei momenti brutti stare insieme è una necessità, nei momenti belli è una scelta”, ha osservato Iaquinta nella sua lectio.

Perché “no” alle famiglie omosessuali?

Riflessioni e spunti di un discorso molto più ampio, qui necessariamente sintentizzati in pillole, che hanno suscitato alcune domande dei ragazzi del liceo definite “provocatorie” da Iquinta. “Se la famiglia è sostanzialmente sentimenti, allora perché dire no alla famiglia omosessuale?”, ha chiesto Ludovica. “Sia da cattolica che da pedagogista rispondo che per l’equilibrio di un bambino è importante l’armonia data dall’alterità tra figura materna e figura paterna – ha osservato la studiosa – ma apprezzo la libertà di pensiero di voi che pur studiando in un istituto religioso riflettete in maniera critica”. Iaquinta (anche in seguito alla propria vicenda umana) sta approfondendo il tema della pedagogia del dolore, e non è detto che, a grande richiesta, non torni presto a Soverato per riproporre Ciao Caterina ai tanti che non hanno potuto vederla e apprezzarla nel 2016.

Teresa Pittelli

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