Metti un S. Martino stellato nel borgo di Isca sullo Ionio (Cz), con “‘A troppitara” regina della tavola…

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Isca Crispeji
Crispeji (murunedhi)

“Ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar…”, così declamavamo a scuola recitando l’arcinota poesia di Giosuè Carducci dedicata a S. Martino. E per le vie del piccolo borgo di Isca superiore ieri sera si è tenuto un S. Martino doc: organizzato nel giorno della festa del santo, nella ruga davanti alla Chiesa con la cucina tipica delle signore del borgo, per il piacere di stare insieme e festeggiare la ricorrenza autunnale in un’atmosfera da presepe che ormai solo l’identità di questi luoghi è in grado di offrire. Presenti il vicesindaco Vincenzo Mirarchi, Vincenzo Varano, agente polizia locale versante jonico, un immancabile e festoso professor Ulderico Nisticò e l’ex sindaco Pierfrancesco Mirarchi.

Raffaelino Mirarchi alla chitarra
Raffaelino Mirarchi alla chitarra

Gli organizzatori della  festa, Vincenzo Bressi, Pietro Rovito e Francesco Mannello, fanno parte dell’Associazione Cacciatori e raccontano di aver messo a punto l’iniziativa nell’arco di una giornata, nello spirito di solidarietà e aggregazione della comunità di Isca, non a scopo di lucro ma solo e soltanto per il piacere di divertirsi e stare in compagnia (il buffet era infatti completamente gratuito). Addetti alla distribuzione: Emanuele Perri, Francesco Bressi, Giuseppe Rovito, Pietro Rovito e Raffaelino Ferdinando Mirarchi. Quest’ultimo con la sua chitarra ha animato la serata intonando varie canzoni, da Rino Gaetano a De Andrè a Guccini, insieme alle musiche popolari come Mulinarella di Mimmo Cavallaro.

Organizzatori
Alcuni organizzatori
Signora Amelia Varano
La signora Amelia Varano

E oltre alla musica di Mirarchi a incorniciare la serata, protagoniste non del S. Martino ischitano non potevano che essere le specialità locali: zeppole calde, crispeji (murunedhi), pasta con il sugo di cinghiale e la regina della gastronomia tipica, sua maestà “’A Troppitara”, la padellata fumante di alici, pomodori verdi, melanzane, peperoni e tutto quello che veniva dal “troppito”, il frantoio che a Isca era una tradizione. La trappitara solitamente si accompagna con il pane, come spiegano le donne del borgo che hanno cucinato tutte queste delizie: Vittoria Procopio, Anna Marascio, Amelia Varano ed Enza Mannello“Tanto e duro lavoro, ma ne è valsa la pena perché è un modo di conservare le nostre tradizioni e condividerle con gli altri”, spiegano le signore. “Obiettivo perfettamente riuscito”, commenta il professor Nisticò, che si è intrattenuto con tutti i presenti, rievocando con gli anziani, e illustrando ai giovani, antiche usanze e belle memorie dei borghi del soveratese. Un modo per non cancellare identità preziosa che la vita urbana rischia di condannare all’oblio.

Victoria Asturi

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