Regione: con Irto si ri-parte per l’ennesima volta. Ma Oliverio non ha più alibi…

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L'editorialista Bruno Gemelli

Il giovane-renziano-reggino (tre aggettivi convergenti e non confliggenti) Nicola Irto è stato eletto senza alcun “mal di pancia” (slang politichese) presidente del Consiglio regionale al posto del dimissionario Antonio Scalzo incappato nello scandalo “rimborsopoli”. Adesso sì che si può dire che è partita veramente la X consiliatura regionale. Il 21 luglio si è insediata la giunta regionale. Dopo sette giorni si è chiuso il cerchio con questa investitura. Allacciatevi le cinture: si parte. Anzi: si riparte, con oltre un anno di ritardo. Una sorta di fermo maledetto. Era il marzo del 2014 quando si dimise Peppe Scopelliti. Prese in mano la tolda di Palazzo Alemanni la vice Antonella Stasi (oggi sulle barricate per difendere il Marrelli Hospital di Crotone di sua proprietà) che vivacchiò per altri sette mesi. In quei mesi il centrodestra, che si avviava verso il viale del tramonto, cercò di avvelenare i pozzi cambiando la legge elettorale nella speranza di danneggiare gli avversari ma finendo per darsi la zappa sui piedi.

Questi politici pensano di essere molto intelligenti, ma a volte sono solo dei furbetti sfigati. La Calabria è, dunque, ferma da oltre un anno. Ricapitolando: il 23 novembre scorso è eletto governatore Mario Oliverio sulla base di una proposta programmatica che ancora non è venuta alla luce, al netto di piccoli episodi, vaghe promesse e qualche razzolatura del terreno. Durante la campagna elettorale il nuovo presidente fece due promesse, una l’ha mantenuta e un’altra no. Ha mantenuto la promessa di modificare lo statuto per avere una scelta più ampia degli assessori esterni. Cosa che ha fatto dopo un’estenuante attesa. Non ha ancora mantenuto la promessa di presentare il “rapporto verità” ai calabresi. Ossia mostrare ciò che avrebbe dovuto trovare d’indicibile nei cassetti della Regione. Passata, presente e futura memoria. Da novembre a oggi sono passati otto mesi e il puzzle regionale non è stato ancora composto. Ci sono gli assessori ma interi settori, come cultura e turismo, restano nel vago e senza guida. Per esempio: in Calabria sono almeno 20 anni che si non dispone di una politica per il turismo, di una strategia coerente.

Chiaravalloti ebbe come assessore al turismo Domenico Crea che è finito in galera. Loiero in cinque anni ha avuto cinque (più uno ombra) assessori al turismo. Scopelliti non ha mai nominato il titolare dell’assessorato. Siamo andati avanti con sagre e tarantelle. E oggi Oliverio è fermo. Vedremo. Facendo un passo indietro e, senza flagellare e auto-flagellare la situazione, e volendo scegliere un argomento disdicevole, bisognerebbe interrogarsi su quale sia stato il più grande errore commesso dal presidente Oliverio in questi mesi. Azzardo: la nomina assessorile di Nino De Gaetano, ma non per le sue vicende giudiziarie, al netto della presunzione d’innocenza, ma perché inadeguato. Fuori posto. Insomma con questa scelta il presidente ha lasciato che i calabresi potessero commentare: “Tanto valeva tenersi Scopelliti”. Adesso non c’è più alibi. Occorre solo pedalare. O, come si diceva un dì a Soverato: “Pedalando Volare!”.

P.S. La città capoluogo regionale, Catanzaro, non ha rappresentanza ai vertici istituzionali della Regione Calabria. A dire il vero, la sua classe dirigente non ha brillato negli ultimi lustri. Né a destra né a sinistra. Tanto è vero che la città non ha nessuna influenza politica e strategica all’interno degli equilibri geopolitici calabresi e nazionali. Tuttavia, a Cesare quel che è di Cesare. Il vice presidente della Regione, professor Antonio Viscomi, è nato a Petrizzi, anche se è residente a Pizzo. Uno solo, ma è buono.

Bruno Gemelli

 

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