Catia Viscomi in coma dopo cesareo, chiesto rinvio a giudizio per due medici del “Pugliese”. Il 22 dicembre l’udienza.

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Paolo Lagonia con la moglie Caterina Viscomi

In coma dopo un cesareo dal quale è nato il suo bimbo, che ora ha quasi due anni e mezzo. Ma che non ha potuto mai essere abbracciato dalla sua mamma, rimasta in quello stato da quella maledetta notte tra il 6 e il 7 maggio 2014. Secondo il pm della Procura presso il tribunale di Catanzaro Debora Rizza ci sarebbero precise responsabilità per quell’evento così tragico, tanto che ha chiesto con atto depositato lo scorso 6 ottobre il rinvio a giudizio per due medici dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro in cui sono avvenuti i fatti: il ginecologo Francesco Quintieri e il primario di anestesia e rianimazione Mario VerreL’udienza preliminare per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio è stata fissata dal gip Pietro Carè per il prossimo 22 dicembre, con decreto depositato ieri.

A Quintieri vengono imputati dal pubblico ministero i reati di lesioni personali gravi (colpose) e falso ideologico. Nel primo caso perché in qualità di “primo operatore del taglio cesareo d’urgenza”, quindi capo- equipe della sala operatoria, avrebbe “consentito ovvero non impedito all’anestesista Loredana Mazzei (posizione stralciata in quanto deceduta nel 2015) di disattivare gli allarmi acustici di rilevazione dei parametri vitali” della donna, circostanza riconosciuta dal pm come alla base dell’ipossia prolungata che avrebbe poi condotto la giovane mamma soveratese al suo stato di coma irreversibile. Circostanza secondo il magistrato conosciuta dal Quintieri, tanto da essersi già verificata all’inizio dell’operazione una desaturazione della puerpera, risolta con una ventilazione manuale grazie al fatto che i chirurghi l’avessero visualizzata nel monitor. Secondo il sostituto procuratore il capo equipe avrebbe dovuto, in sintesi, pretendere la riattivazione dei segnali d’allarme in base all’obbligo di proteggere la donna da rischi.

Per quanto riguarda il reato di falso, la ricostruzione del pm smentisce il verbale di intervento chirurgico compilato in cartella clinica, dove si afferma che alla fine della sutura dell’utero il chirurgo fosse stato informato di una notevole brachicardia nella paziente da parte della Mazzei, che avrebbe proceduto a un massaggio cardiaco (secondo il pm la Mazzei invece si allontanò in quei momenti dal capezzale della neomamma, senza attivare la ventilazione automatica e quindi – in poche parole – lasciando Catia Viscomi senza ossigeno, “assumendo di seguito un comportamento non conforme all’emergenza, tanto che il massaggio cardiaco fu tentato da uno specializzando, prima dell’arrivo di altro medico rianimatore”).

A Verre viene invece contestato dal pm Rizza il reato di omissione di atti d’ufficio, per non aver inibito in tutto o in parte, in qualità di direttore di struttura complessa, l’esercizio delle sue funzioni all’anestesista Mazzei, nonostante le “ripetute e allarmanti segnalazioni” a carico della dottoressa da parte del personale medico e “messe per iscritto” dal primario del centro di chirurgia pediatrica Bambin Gesù di Roma, Fabrizio Gennari. Segnalazioni che riguardavano, nella ricostruzione del pm, “perdita di controllo, esaltazioni mistiche, crisi di pianto e disperazione, repentini cambi di umore durante lo svolgimento delle sue funzioni”.

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Foto Oreste Montebello

6 - 13-11-2015 - Fiaccolata Giustizia per Catia -Gli imputati sono difesi dall’avvocato Enzo Ioppoli del foro di Catanzaro. Parti offese sono invece Caterina Viscomi, nella persona del tutore, il marito Paolo Lagonia in proprio e nell’interesse del piccolo figlio Aldo, e i due fratelli di Catia, Domenico e Giuseppe, tutti difesi dall’avvocato Giuseppe Incardona del foro di Palermo. Un passo decisivo nella battaglia condotta dalla famiglia per non far archiviare il caso, passo in avanti che arriva giusto un anno dopo la fiaccolata che unì centinaia di persone a Soverato lo scorso 13 novembre per chiedere verità e giustizia per Catia. In quell’occasione il sindaco della città, Ernesto Alecci, si schierò con forza dalla parte della famiglia, e a quanto risulta – ovviamente all’esito dell’udienza del 22 dicembre – il Comune si costituirà parte civile nel procedimento.

Teresa Pittelli

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