“La cattività” al teatro di Badolato, emozioni forti e inaspettate dentro il rapporto madre-figlia.

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Affascinante serata di teatro performativo a Badolato.  Grazie alla Bolognini-Costa produzioni teatrali un pubblico da grandi occasioni ha assistito ad un “viaggio compiuto con il corpo attraverso prestazioni sceniche ” dal titolo: ”La Cattività”.  La rassegna “Migramenti Off” organizzata da Luca Michienzi e dalla residenza teatrale di Badolato ha così trovato degna conclusione grazie alle capacità in regia di Sofia Bolognini, all’esibizione musicale rigorosamente live di Dario Costa e alle due performers Giorgia Narcisi e Alessandra Cimino. Il rapporto duro, controverso ma anche incrollabile tra madre e figlia ha conquistato la centralità di una scena dominata da tubi di gomma rigida e illuminata da fari di vario colore. L’affetto e l’odio, il gioco e il pianto, la voglia di appoggiare la testa su una spalla accogliente e consolatoria, l’esigenza di libertà e indipendenza, hanno caratterizzato una performance veramente interessante delle due giovanissime attrici che hanno pienamente sfruttato il linguaggio del corpo per scatenare emozioni forti e inaspettate tra il pubblico presente  in sala.

Anche il linguaggio utilizzato, intimistico e incalzante, sofferto e vissuto, ha contribuito a descrivere quel particolare rapporto che lega indissolubilmente una madre a una figlia. La performance, il cui testo è opera della stessa Cimino, ha certamente colto di sorpresa la maggior parte degli spettatori, abituati a seguire un filo narrativo preciso nelle rappresentazioni teatrali e preparati comunque alla ricerca di un inevitabile e desiderato  lieto fine. In questo caso, invece, la storia non ha un’effettiva conclusione in quanto la scena finale consiste nel ritorno di tutte le anime delle protagoniste in un’ideale placenta con una contestuale rinascita alla vita sancita da un definitivo e radicale taglio del cordone ombelicale che avviluppa le permormers. Il fiore che nasce  viene raccolto da colui che ha seguito con il linguaggio della musica lo sviluppo dell’intera vicenda; ed è questo, forse, l’unico nitido segnale positivo di una storia che, in quanto simile al corso della vita quotidiana, si caratterizza soprattutto per i suoi momenti di ansia, tristezza, agitazione. L’ardore interpretativo di Giorgia e Alessandra trascina lo spettatore in un mondo metafisico e ancestrale; la regia con mano ferma e sicura guida verso la catarsi con la precisione di ogni dettaglio scenico, il forte impatto dei giochi di luci e un dialogo volutamente contorto e a volte talmente ritmato da risultare quasi incomprensibile.

Nel complesso una performance che stupisce, sicuramente innovativa, così come anticipato da Michienzi in conferenza stampa. Ma il teatro che esplora e innova, fatto da artisti che nonostante la giovane età (abbondantemente under 35) mostrano solide basi tecniche e grande capacità creativa, colpisce nel segno lasciando dubbi metafisici anche nell’animo del pubblico meno smaliziato. Una bella serata quella trascorsa nel mondo che fu, ma è ancora, di Pino Michienzi; un tempo ben speso, guarnito anche dalla gioia di aver ritrovato una ragazza sanvitese, Alessandra Cimino, elegante, spavalda e ben decisa a esprimere il proprio essere attraverso una recitazione incalzante e la scrittura di testi sicuramente interessanti. Se il teatro rappresenta la vita, abbiamo assistito ad una bella pagina di vita vissuta attraverso la magia di una finzione scenica che tanto finzione non è. Una serata diversa ed emozionante, dedicata a tutte le madri, guarda caso proprio nella serata di vigilia di quella festa della mamma che, secondo gli stereotipi che certamente non appartengono alla Bolognini & Costa e agli attori citati, si basa sul classico triangolo Madre /Cuore/Famiglia.

Giorgio de Filippis (testo e foto)

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