Catia Viscomi, nuova interrogazione a Lorenzin dalla Lega Nord

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Lorenzin
Foto Oreste Montebello

Nuova interrogazione parlamentare presentata al ministro della salute Beatrice Lorenzin dall’on. Barbara Saltamartini della Lega Nord sul caso di Catia Viscomi, in coma da quasi due anni in seguito a un parto cesareo all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. L’interrogazione è stata presentata lo scorso 19 aprile 2016 alla camera dei deputati, ed è a risposta orale, dunque si presume che la ministra Lorenzin risponderà a Montecitorio nei prossimi giorni.

Di seguito il testo dell’interrogazione (seduta n. 609), che segue quella presentata alcune settimane fa dal deputato Andrea Colletti del M5S.
SALTAMARTINI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
Caterina Viscomi, si trova in stato vegetativo all’ospedale Sant’Anna di Crotone. La donna, di professione oncologa, la notte del 6 maggio 2014, dopo aver dato alla luce all’ospedale «Pugliese» di Catanzaro il primogenito Aldo, è entrata in coma, proprio perché nessuno, in sala parto, si è accorto che la puerpera stava andando in debito d’ossigeno;
l’evento è scaturito dall’assurda circostanza che il volume degli strumenti era stato posto su «manuale», anziché «meccanico»; ciò per mantenere il volume basso perché l’anestesista dell’ospedale Pugliese, Loredana Mazzei (ormai deceduta) non sopportava il suono degli strumenti che avvertivano la riduzione della saturazione dell’ossigeno nei pazienti e quindi ogni volta che c’era lei in sala operatoria la citata anestesista veniva abbassato il volume degli strumenti che avvertivano la riduzione della saturazione dell’ossigeno nei pazienti;
come è stato evidenziato anche da testate dell’informazione, e precisamente dal Corriere della Sera del 10 aprile 2016, «… Misticismo in Ospedale. Molti suoi colleghi conoscevano la situazione anche perché sono accaduti episodi che hanno creato enormi difficoltà di gestione del ruolo della collega, nell’ambito pediatrico. La dottoressa Mazzei da diversi anni presentava un quadro clinico contrassegnato da comportamenti ispirati al «misticismo esasperato».

Al punto che il primario dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, Fabrizio Gennari — con il quale il «Pugliese» aveva avviato una collaborazione — in data 14, novembre 2012 aveva inviato una email al dottor Mario Verre, primario del reparto di anestesia e rianimazione «affinché alla dottoressa Mazzei non venga più assegnata la conduzione di nessuna delle sedute operatorie afferenti al Centro di chirurgie pediatriche». Dopo quel richiamo la Mazzei subì un provvedimento disciplinare che si concluse comunque con una archiviazione, ma con un obbligo: «In sala operatoria doveva andarci con un “Tutor”, come “supporto psicologico”». Metodi Stravaganti. Comportamenti stravaganti l’anestesista li aveva manifestati anche con i familiari dei pazienti. Racconta a verbale la rianimatrice Annamaria Grandi, il 30 giugno 2014: «La Mazzei è emotivamente instabile. Un giorno eravamo entrambe di turno in chirurgia pediatrica e lei, dopo aver preso in braccio un bambino per portarlo in sala operatoria, si inginocchiò davanti ai genitori dicendo: “Siamo tutti nelle braccia degli angeli”».

In un altro caso — come ha testimoniato Antonio Raffaele Billa, medico di ostetricia e ginecologia, «la dottoressa mentre si trovava in servizio nel reparto di chirurgia pediatrica, prima di un intervento, ha poggiato una immaginetta della Madonna sul petto di un bambino e ha invitato la madre a pregare prima dell’intervento, dicendo che se fosse andato male, la Madonna avrebbe portato il figlio in cielo così diventava un angelo»;
se, dunque, l’instabilità dell’anestesista Mazzei era stata già evidenziata addirittura dal primario di una tra le più eccellenti strutture ospedaliere italiane – l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù – e avvalorata dai racconti di alcuni medici colleghi, a parere dell’interrogante la vicenda denota una grave superficialità da parte dell’Ospedale Pugliesi di Catanzaro nella gestione dell’incarico alla Mazzei;
dai fatti emerge che all’ospedale Pugliese il primario del reparto, di anestesia e rianimazione fosse a conoscenza dei problemi dell’anestesista Mazzei, eppure nessuno sembra abbia agito per rimuoverla dall’incarico o abbia evitato che la stessa continuasse a svolgere un compito così delicato;
ancor più vergognoso a giudizio dell’interrogante, perché palesa le carenze della giustizia italiana, è l’attesa da oltre due anni del marito di Caterina Viscomi, Paolo Lagonia, di sapere cosa sia realmente accaduto quella notte;
una prima inchiesta è stata archiviata ma ora che l’anestesista Loredana Mazzei è morta, per il marito di Caterina sarà più difficile ottenere giustizia. Il suo avvocato ha presentato un’istanza di prosecuzione delle indagini. Accolta dal giudice delle indagini preliminari di Catanzaro che ha inviato gli atti al pm. Nella richiesta il legale ricostruisce la storia professionale della dottoressa Mazzei facendo anche riferimento alle patologie di cui soffriva l’anestesista.

Nei giorni scorsi il sostituto procuratore di Catanzaro Debora Rizza, titolare della nuova indagine, ha incaricato un collegio di periti, tra cui il professor Introna, per nuovi accertamenti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda urgentemente assumere al fine di contribuire a fare piena luce sulla vicenda, nel rispetto delle competenze della magistratura inquirente che sta svolgendo ulteriori indagini, anche promuovendo, come accaduto in altri tragici casi, un’ispezione per verificare se i protocolli adottati in sala parto dell’ospedale Pugliese di Catanzaro fossero adeguati in relazione alle patologie della dott.ssa Loredana Mazzei e se i protocolli attuali, normalmente adottati durante il parto, siano conformi a quelli solitamente applicati in altri ospedali, con ciò consentendo al sig. Paolo Lagonia di avere le risposte che da anni attende.

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