Omicidio Rotella, il pm: “Aggressione bestiale”. E il suo autore un pericolo “per tutta la cittadinanza”.

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Antonia Rotella

Un’aggressione “bestiale” quella commessa nei confronti di una novantenne inerme che è stata legata per i piedi col filo del telefono fisso, per le mani con del nastro isolante e colpita al volto nel corso della rapina con la quale il reo confesso, Leonardo Procopio, le ha portato via la vita, insieme a 60 euro e gioielli che gliene hanno fruttato 2000. E’ una descrizione tanto minuziosa quanto sconcertante quella che emerge dal provvedimento di fermo emesso il giorno seguente dal sostituto procuratore Fabiana Rapino nei confronti di Procopio, sulla base di quelli che il magistrato considera gravissimi indizi dei reati di rapina e omicidio aggravato dalla crudeltà e dall’aver agito nei confronti di un soggetto solo e indifeso. Indizi raccolti dai carabinieri del Norm e del Nucleo investigativo di Catanzaro già subito dopo il ritrovamento del corpo, dopo la segnalazione delle 22.28 di sabato 22 agosto, quando entrati nella casa di via Turco si sono trovati davanti della donna stesa a terra priva di vita, legata e imbavagliata con una tovaglietta a premerle la bocca e impedirle probabilmente di respirare. “Una scena che costituiva elemento certo di un’aggressione bestiale a una donna inerme di circa 90 anni all’interno della propria abitazione, dove riteneva di essere al sicuro”, scrive il pm.

Ma è proprio questo uno dei punti più dolenti della vicenda: come dimostrano le telecamere della pizzeria situata nella stessa via, “zia Tota”, come la chiamano ora affettuosamente i suoi concittadini, al sicuro in quella casa e in quella via non era. L’occhio elettronico inquadra l’uomo dalla maglietta rossa e dai pantaloni beige (particolari che poi l’inchioderanno) fare la spola tra piazza Matteotti e il civico 25 di via Turco già dalle 11.31 di quel sabato mattina. Entra nel portone, ne esce dopo un minuto, torna indietro. Cinque minuti dopo arriva lei, Antonia, con le buste della spesa, ed entra in casa per quelle che saranno le sue ultime ore di vita. Procopio infatti continua a tallonarla a sua insaputa: alle 13.15 ricompare, fa un nuovo sopralluogo prima di allontanarsi, per poi tornare di nuovo alle 15.35 e stavolta entrare nel portone per uscirne solo un’ora dopo. Senza tornare più.

Il resto è già storia: le indagini serrate dei carabinieri, l’intuizione che potesse essere lui il colpevole, considerando le modalità della rapina che ricordavano l’aggressione al parroco, sempre a pugni in faccia, nel palazzo Arcivescovile di Catanzaro da dove aveva preso 250 euro, il ritrovamento degli stessi abiti indossati dalla persona inquadrata dalle telecamere, dei soldi ottenuti al compro-oro in cambio dei gioielli e di quel poco che restava dei monili di Antonia, l’interrogatorio e la confessione davanti al suo legale di fiducia, Raffaele Fioresta. Secondo il pm siamo in presenza di “un quadro estremamente allarmante che mina la sicurezza pubblica dell’intera cittadinanza”, risutando l’indagato “aduso alla commissione di delitti di particolare gravità” e avendo dimostrato “elevata capacità di individuare soggetti anziani e monitorarne le abitudini, in modo da programmare con precisione la possibile aggressione”.

(tp)

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