Soverato, un magistrato e una studentessa meridionali a Torino. Il ’68 di Vitale conquista la piazza “D’Estate”

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Bagnato, Melia e Vitale sul palco di Destate Emozioni

La rassegna D’estate in piazza Matteotti a Soverato ha presentato nei giorni scorsi un romanzo di Marcello Vitale, alto magistrato della Corte di Cassazione, nato in Calabria e trasferitosi agli inizi della sua carriera a Torino proprio durante la contestazione studentesca. Era il ’68 e in questo clima di contestazione e immaginazione di un  futuro diverso nasce una storia d’amore tra una studentessa operaista e un magistrato venuto dal Sud, militanti di opposte fazioni ma uniti da una passione fisica che li avvolge e uniti dalla poesia che entrambi amano. Durante la serata, moderata da Pietro Melia, il professor Antonio Bagnato ha proposto un quadro diverso del ’68, quello dipinto da due importanti attori delle vicende. Un fenomeno giovanile studentesco caratterizzato dalla simultaneità e dalla vastità geografica della rivolta in situazioni socio-economiche e geografiche molto diverse (dall’Europa al Giappone, dal Messico agli Stati Uniti). Una sorta di flashmob innescato senza la rete: nessuna preparazione o coordinamento preventivi ma solo l’esigenza sentita globalmente di un cambiamento radicale, dal maggio francese alla primavera di Praga, dai movimenti studenteschi in Italia alle proteste anti-guerra in Vietnam negli Stati Uniti, dalle Black Panther alla strage di Città del Messico.

In questo clima, a Torino, il magistrato incontra Carla in casa di amici comuni. Carla con le gambe lunghe e magre, gli occhi scuri e i capelli corvini. E ne è subito attratto. Carla è figlia di palermitani arrivati a Torino negli anni ’40. Il padre operaio prima al Lingotto e poi a Mirafiori, impazzito nel reparto punterie a furia di sentire ogni giorno per migliaia di volte quel tremendo rumore che gli rimbalzava dentro la testa. Una confidenza che Carla fa al magistrato, con il quale trova subito il feeling giusto per un confronto intimo. Gli intercalari della ragazza sono lo specchio di quegli anni. Iniziano a sentirsi i cioè che chiudono le frasi e lasciano il magistrato lì ad attendere il continuo di un discorso che però non arriva. Inizia il ’68 di Carla  con la partecipazione a una protesta contro l’autoritarismo dei “baroni”. E parlando di queste contestazioni con un collega avvocato, per giunta ex datore di lavoro di Carla e suo molestatore, il protagonista mostra di avere una visione diversa del diritto e dell’applicazione della regola. Inizia così a intravedersi il volto di una magistratura attenta alle influenze ambientali in cui nasce un crimine, qualunque esso sia, ben descritta in quella parte di romanzo in cui il magistrato spiega a Carla il dolo. E ancora, nei colloqui tra maschi si prende atto della condizione femminile e dell’importanza del femminismo che in quegli anni inizia la prorompente opera di conversione culturale di una società declinata solo al maschile.

Uno spaccato di realtà visto con gli occhi di una studentessa del movimento e di un magistrato entrambi meridionali ed entrambi consapevoli della loro estrema diversità ma attratti come calamite dalla voglia di esplorare mondi all’apparenza distanti fra di loro. Marcello Vitale, magistrato poeta ci regala un romanzo d’amore, il primo, ambientato in un periodo in cui i sogni accompagnavano le esistenze di tanti.

Oreste Montebello

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